Il mio mondo

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mercoledì 11 settembre 2013

Cose che restano nel cuore

Ci sono anni scolastici che restano nel cuore.

Uno in particolare, faticoso, FATICOSISSIMO...

La ripresa dopo un lungo stop, la prima volta Italiano, tanti casi difficili, i miei bambini ancora piccoli, tutti e due alle prese con una scuola nuova... E poi colleghe straordinarie, con tanto da insegnarmi e trasmettermi, maestre bravissime e amiche speciali.

E poi ci sono alunni che sono nel cuore e là resteranno per sempre.
C'è D., con la sua storia triste, straziante; il suo peso interiore in un corpo di piuma, la sua espressione dura, lo sguardo sempre basso, una corazza per proteggere un cucciolo di appena 8 anni che ne ha già viste troppe nella sua vita. Lui, accoccolato sulle mie gambe a maneggiare i fogli su cui stavo lavorando o sotto la cattedra, tra i miei piedi, a giocare col castello e i soldatini; lui che non scriveva nulla, che non rispondeva mai, che sembrava non ascoltare niente e invece captava e assimilava tutto e, quando meno me lo aspettavo, alzava la testa e dava la risposta giusta. L'ho rivisto qualche mese fa, per strada, capelli allungati fino alle spalle, sguardo alto, un "ciao" sicuro. Il cucciolo fragile è cresciuto e sta crescendo sempre più.

C'è F., un bambinone arrogante e presuntuoso che mi ha fatto impazzire per un anno. Risposte maleducate, reazioni oppositive che mi facevano uscire di testa... E io, che sono un sergente di ferro, che non mollavo niente, mi incaponivo, mi arrabbiavo e lo prendevo con durezza. Fino a quando, in mezzo a quell'arroganza e strafottenza, è apparsa tutta la sua fragilità e sensibilità ;
lui così attento a me e alla bimba che avevo nella pancia, il suo "ciao maestra" detto sempre dopo gli altri, a bassa voce, con lo sguardo basso di chi è in imbarazzo; 
il suo avvicinarsi insieme al gruppo, quando andavo a salutarli col pancione, ma restando sempre un passo indietro, mentre gli occhi e il corpo desideravano avvicinarsi ma la testa e l'imbarazzo lo impedivano; 
il suo arrossire quando mi avvicinavo io e gli facevo una carezza o un abbraccio; 
infine quelle lacrime nascoste e soffocate quando sono andata a salutarli l'ultimo giorno di quinta, non essendo più la loro maestra ma sempre e comunque la 'maestra Lucia', lacrime che tornavano ad ogni sguardo lanciato verso me, ad ogni abbraccio, questa volta cercato e voluto da lui. 
Quella promessa di non perderlo, di esserci sempre per lui e per tutti gli altri loro.

Per C., che incontro sempre per strada, la strada che amo tanto, la strada in cui sono nata, la strada che è casa mia. 
Il "Maestra Lucia!" gridato all'improvviso, pieno di entusiasmo e di felicità; 
il suo abbraccio forte, che dice più di mille parole; 
i suoi regalini e le sue lettere lasciate in portineria e poi le lacrime, anche le sue, il giorno in cui le ho detto che ero stata trasferita d'ufficio, che non sarei più stata la loro maestra, e quell'ultimo giorno di quinta carico di tante emozioni. 

Per D., nipote di un nonno importante di cui è sempre andato giustamente fiero. Bello, simpatico, sveglio, divertente, scansafatiche e birbante come pochi...

Per F., sempre tanto grande e responsabile. Così tanto, da dovermi ripetere, a volte, che aveva solo 9 anni e non molti di più.

Per tutti loro, con la promessa di una pizza ad un mese dall'inizio delle medie, per raccontarmi emozioni, sensazioni, rotture di scatole; come amica più che come maestra, perchè non sono più la loro maestra da alcuni anni ma sarò sempre e comunque la 'Maestra Lucia'.

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