Il mio mondo

Il mio mondo

sabato 22 novembre 2014

I miei ragazzi come i "Titans" - storia di una classe e di un film -

Quando finisco di vedere un film importante o molto bello, spesso mi resta dentro una sensazione particolare: una strana soddisfazione, una gioia difficile da spiegare che, a volte, si unisce ad un lieve senso di tristezza dato dal fatto che "sia finito".
 
Quando il "BEL FILM" l'ho fatto vedere ai miei alunni, la soddisfazione e la gioia si sono moltiplicate in modo sproporzionato...
Vedere il loro interesse, il loro entusiasmo, la loro soddisfazione; sentire le loro risate e rispondere alle loro domande, mi ha dato una gioia indescrivibile.
 
Il film che ho proposto loro è "Il sapore della vittoria - uniti si vince".
 
 
Ho scelto questo film perché tratta temi importanti quali l'amicizia, l'integrazione e il razzismo e, per far capire a quegli elementi della mia classe che non perdono occasione per litigare, quanto sia importante l'unione e il rispetto.
 
Dopo aver fatto vedere il film  ho dato ai ragazzi una scheda su cui avevo scritto brevemente la trama e i personaggi principali, ma non ho proposto subito un lavoro su ciò che avevano visto. Ho voluto, prima, osservare se la visione del film avesse lasciato loro qualcosa da applicare nelle relazioni di classe e, in effetti, un po' è stato così.
Dopo circa un mese, ho chiesto loro di rispondere ad alcune domande di riflessione sul film, che vertevano in particolare sulle scene che maggiormente li avevano colpiti, i personaggi preferiti e un loro breve commento.
 
Qui di seguito potete trovare la scheda proposta da me, le risposte e le riflessioni dei ragazzi, invece, potete trovarle sul loro blog:
 
 
SCHEDA FILM:
 
 
1971:
Ad Alexandria, nello stato della Virginia, l’attenzione dei cittadini è interamente monopolizzata dal football studentesco.
Da quando il Comitato scolastico viene obbligato ad unire due scuole, frequentate l’una da bianchi e l’altra da ragazzi di colore, le fondamenta della grande tradizione di football vacillano e in città scoppiano rivolte e dissidi.
L’allenatore di colore Herman Boone viene chiamato dal Comitato Scolastico come Capo allenatore della squadra di football del liceo T.C. Williams High School, sostituendo il precedente coach, Bill Yoast, allenatore con molti anni di esperienza ed un seguito fedele di sostenitori. Quest'ultimo, anche se inizialmente decide di andarsene, pressato dai ragazzi bianchi, accetta di diventare vice-capoallenatore e di allenare il reparto della difesa. 
Le tensioni razziali all'interno della squadra si disciolgono via via durante lo stage estivo di selezione, ma al ritorno sui banchi di scuola le cose non vanno per il meglio. Emblematico di volta in volta il rapporto tra bianchi e neri e il rapporto tra Gerry Bertier e Julius Campbell, dapprima litigiosi nemici e poi inseparabili amici. 
La determinazione con cui i due allenatori collaborano e vincono, inoltre, è un trionfo della volontà, che riesce a riconciliare una città divisa dal pregiudizio e dall’intolleranza.
Nonostante tutte le opposizioni rivolte alla squadra, i Titans riescono a raggiungere la finale del campionato statale ma durante i festeggiamenti, un incidente segnerà le sorti della squadra: Gerry resta infatti paralizzato a causa di un incidente automobilistico. 
La squadra riesce comunque a vincere la finale in rimonta. 
Nel corso dei dieci anni successivi, fino alla sua morte, Gerry riesce a vincere delle medaglie alle para-olimpiadi, le olimpiadi dei disabili.
 
PERSONAGGI PRINCIPALI:
 
Coach Herman Boone: Allenatore di colore chiamato ad essere Primo allenatore della squadra dei Titans; severo, intransigente, con un unico scopo: formare una squadra unita e compatta che abbia come unico obiettivo lo spirito di squadra per raggiungere la vittoria.
 
Coach Bill Yoast: Primo allenatore storico della squadra di football di Alexandria, viene sostituito dal coach Boone contro la sua volontà. 
Razionale e collaborativo, capisce le buone intenzioni del suo collega di colore e inizia a collaborare per raggiungere l’integrazione tra i due gruppi di ragazzi.
 
Gerry Bertier: Capitano della squadra, duro e intransigente ma ragionevole e intelligente; dapprima convinto di non volersi avvicinare minimamente ai compagni di squadra di colore, diventerà poi il migliore amico di Julius Campbell, il più carismatico tra i giocatori neri.
 
Julius Campbell: Il più carismatico e meno collaborativo componente della squadra di colore, non ha nessuna intenzione e voglia di integrarsi con i componenti della squadra bianca. Quando inizia a giocare per il bene della squadra e della vittoria, capisce che il razzismo e la durezza non portano da nessuna parte e diventa il migliore amico di Gerry.
 
Petey Jones: Runnin back
 
Jerry 'Rev' Harris: Quarterback
 
Ronnie 'Raggio di Sole' Basa: Quarterback
 
Louie Lastik: unico giocatore bianco che si integra da subito con i compagni di colore, insegnando al resto della squadra che l’integrazione è possibile.
 
Ray Budds: Unico giocatore bianco che non si è mai integrato col resto della squadra, fino a mettere a repentaglio la sicurezza di un compagno nero che, durante un’azione non svolta in modo corretto da lui, si rompe un polso. Verrà allontanato dalla squadra dal suo ex migliore amico, nonché capitano dei Titans, Gerry. 

giovedì 30 ottobre 2014

I miei alunni meravigliosi! Così li definisco quando scrivo di loro

Tanto tempo che non scrivo (troppo!), tante cose successe in questi mesi... Troppe!

Una su tutte, però: è finalmente ricominciata la scuola e ho ritrovato i MIEI ragazzi!
Mi piace chiamarli così, quest'anno poi (in particolare in questo periodo) li sento particolarmente "miei". Prima di tutto perché ormai li conosco da più di un anno e li sto vedendo diventare grandi sotto i miei occhi e insieme a me, e poi perché, purtroppo, la mia collega di classe ha avuto un piccolo incidente ed è assente da circa un mese e io mi sto rendendo conto di essere sempre più il loro punto di riferimento.
Sento la loro fiducia nei miei confronti, sento il loro entusiasmo quando chiacchieriamo, sanno che in me possono trovare un punto di riferimento e me lo comunicano inconsciamente ogni giorno.
L'anno scorso uno dei ragazzi mi ha presentato così ad una compagna appena arrivata "la maestra Lucia è un po' mamma e un po' maestra: è mamma quando ci parla e ci coccola ed è maestra quando ci sgrida"; lo stesso alunno oggi mi ha dichiarato una cosa molto bella. Stavamo parlando del viaggio a Roma di alcuni di loro (solo 6 per ogni sezione), in occasione dell'inaugurazione dell'anno scolastico, e della possibilità che io fossi dovuta andare con loro a sorpresa, a causa dell'incidente della mia collega, avvenuto due giorni prima della partenza. 
La mia presenza a roma, infatti, non era prevista, si era deciso che io restassi a scuola col resto resto della classe che, tra l'altro, era non poco arrabbiata e delusa del non poter partecipare all'evento, e io sapevo che contava su di me per trascorrere due giornate scolastiche tra film e svago, per non pensare ai compagni in gita.
Ho raccontato ai ragazzi la mia indecisione nel momento in cui mi è stato comunicato che la mia collega, insegnante di classe da quattro anni e, quindi, unico loro punto di riferimento in quell'occasione, non poteva accompagnarli.
Non sapevo cosa fare, da un lato sapevo che, se non mi fossi presentata a scuola il lunedì, avrei deluso i ragazzi che mi aspettavano e, allo stesso tempo, sapevo che i 6 che andavano a Roma sarebbero stati senza nessuna delle loro maestre. Il dubbio si è risolto qualche ora dopo la richiesta di partecipazione, con un comunicazione della scuola sulla necessità che io restassi a Milano a coprire la classe.
Quando oggi l'ho raccontato ai ragazzi, quell'alunno mi ha detto: "sai, maestra, io avrei avuto bisogno di te a Roma..." e io mi sono resa conto che, come lui, anche gli altri ragazzi lontani da casa avrebbero avuto bisogno della figura di riferimento che era venuta a mancare.

Ecco che allora mi fermo a pensare a quanto sono fortunata nel fare il lavoro che amo e a quanto sia speciale avere tutti i giorni a che fare con ragazzi capaci di trasmettermi forza, allegria, entusiasmo e tanta carica. 
Adoro respirarli e viverli ogni giorno!

domenica 3 agosto 2014

Anche questa è Milano...?

Amo andare in giro senza una meta, mi rilassa, mi fa sentire bene e, per mia fortuna, ho la possibilità di farlo.
A volte faccio lunghe camminate, a volte interminabili giri in macchina. Macino chilometri su chilometri e sgombro la mente, lascio che vaghi anche lei senza una meta fissa.
Oggi sono capitata in un posto magico e mi sono lasciata rapire; ho fermato la macchina e ho iniziato a camminare chiedendomi se un posto così potesse esistere davvero in questa zona di Milano.
Conosco bene queste strade, le ho percorse tutti i giorni per cinque anni, gli anni del liceo. So bene cosa c'è in questa zona: stradoni trafficati, palazzi moderni che ospitano uffici, fabbriche che sembrano in disuso chissà da quanto, case scrostate e cadenti... Ma oggi, per la prima volta, ho guardato in una piccola via laterale e, quando ho svoltato un angolo, mi sono trovata di fronte a questo... 




No... Questa non può essere Milano!! Vedi?! C'è una Mini parcheggiata fuori da quella casa di campagna in stile british! 


Forse mi è successo come in "Non ci resta che piangere"... Si! Non può essere che così!!
E invece no, è proprio Milano, e le tag sui muri lo confermano tristemente... 
E poi, mentre stavo tornando alla macchina, ho alzato la testa e ho visto una finestra illuminata, che sapeva tanto di casa e che mi ha riempito il cuore. 
E il #guidaguida è ricominciato con un pezzetto di magia nel cuore e nella mente.



venerdì 16 maggio 2014

Succede che... - La visita di Renzi alla scuola Massaua di Milano-

Succede che i genitori della scuola decidano di ridipingere le aule.



Succede che facciano un lavoro bellissimo: smontino dal muro armadiature e scaffali, scelgano colori allegri e riposanti, decorino il tutto con scritte sui muri, lavino i vetri (dantro e fuori!!), sostituiscano veneziane rovinate e ci facciano trovare una scuola in cui è ancora più bello lavorare.


Succede che i genitori invitino il presidente del consiglio, Matteo Renzi, a visitare la scuola durante l'imbiancatura inviandogli questa lettera.

E succede che...
...il presidente del consiglio accetti l'invito e, martedì mattina, venga a vedere il lavoro svolto.

 
Guarda il video:

La comunicazione arriva alle 18 di lunedì e tutto è da organizzare, soprattutto la rappresentanza dei bambini (delle classi quinte) che avrebbero accolto Renzi in salone, ponendogli delle domande. Ma le maestre sono state bravissime e, lunedì sera, con uno scambio di mail, hanno scelto gli alunni e stabilito le domande da far porre e i ragazzi, martedì, sono stati impeccabili.

È stata una visita molto veloce, in un clima informale e divertente, che ha lasciato tutti, indipendentemente dalle idee politiche di ciascuno, con il pensiero che non capiti spesso di poter raccontare in questo modo il grande regalo che ci è stato fatto dai genitori.
 
GRAZIE GENITORI!!
 


venerdì 21 marzo 2014

Festa di primavera arriviamoooo!!!!

Ogni occasione è buona per far festa, soprattutto con dei bambini, e quale migliore occasione se non l'inizio della primavera!


Ogni anno, per celebrare la "Festa di primavera", nella mia scuola viene indetto un concorso in cui, ogni classe, in grande o piccolo gruppo, realizza un lavoro che viene votato dalle altre classi.
I vincitori vengono poi premiati davanti a tutta la scuola con un rito molto divertente.

Quest'anno il tema del concorso era LO SPAZIO e a noi quarte è stato affidato il tema dei miti e le costellazioni.

Sono sempre stata affascinata da Orione e, quando ho scoperto che il suo mito è legato a quello dello scorpione, l'ho subito proposto ai bambini.
Vi lascio immaginare il loro entusiasmo! Passavano i pomeriggi al parco, quando il sole era già calato, a cercare Orione in cielo senza che le mamme ne capissero il perché! : ))

Abbiamo trovato una versione molto semplificata del mito nel libro "Lo zoo celeste" e sono iniziate le proposte su come realizzare il lavoro.

Prendendo spunto da questa lampada molto particolare, ho pensato alla struttura portante del progetto.


Quale miglior punto di partenza!

Il nostro materiale: 
@ base di cartone 
@ tovaglia di carta 
@ tovaglioli di carta 
@ palline da ping pong
@ lucine da albero di Natale 
@ scatola di cartone 
@ colla vinilica 
@ colla a caldo
@ glitter



Fasi di lavoro:

@ per prima cosa abbiamo ricoperto una grande base di cartone con una tovaglia, utilizzando la tecnica della colla vinilica diluita con acqua 




@ abbiamo poi riportato sul cartone le due costellazioni, cercando di rispettare le giuste proporzioni tra le stelle e poi abbiamo bucato il cartone in corrispondenza dei segni delle stelle.

@ abbiamo fatto passare una lucina da albero di Natale in ogni foro e, con la colla a caldo, ci abbiamo incollato sopra una pallina da ping pong, precedentemente bucata col calore della pistola della colla a caldo.


@ abbiamo poi fatto passare un filo di lana intorno alle palline per delineare le costellazioni.

@ abbiamo riassunto il mito in poche frasi, che abbiamo scritto su fogli colorati incollati su un cartone.


@ l'ultima frase del mito l'abbiamo scritta a contorno dei due emisferi celesti che si susseguivano l'uno all'altro.


Per creare quest'ultima parte abbiamo realizzato un cerchio di cartone, ricoperto di tovaglioli di carta e colla vinilica. 
Nei due semicerchi abbiamo disegnato le costellazioni, usando i glitter argento, e abbiamo fissato il cerchio al cartone di sfondo con un perno che gli permettesse di ruotare. 
Abbiamo poi ricoperto la metà inferiore del tondo con una scatola di cartone, creando un'ipotetica linea d'orizzonte.
Sulla scatola abbiamo apposto una scritta "girami" per portare coloro che vedranno il nostro lavoro a scoprire la fine   del mito e l'inseguirsi, nel cielo, delle due costellazioni.


Ecco il nostro lavoro concluso e illuminato, pronto per essere votato!




P.S. Purtroppo la votazione non è andata benissimo e il nostro lavoro non è stato apprezzato come speravamo. Ma noi ci siamo divertiti un mondo a realizzarlo e questo è l'importante!!



domenica 16 marzo 2014

Non stanotte, Sara, ti prego...

"Stanotte è stata bravissima, ha dormito 12 ore filate!"


Se è davvero così, cara nonna, perché quando è a casa si sveglia alle 2 e non si riaddormenta fino alle 4?!
E soprattutto non stanotte. Non in questa notte difficile, arrivata dopo l'ennesimo crollo, in cui l'unica cosa di cui ho bisogno è dormire per fermare i pensieri.

Invece no, sono le 4.40 e i pensieri sono ripartiti, come un fiume in piena, e io non riesco ad arginarli. 
E con loro l'ansia, l'angoscia, la tristezza, il pianto...
"Non stanotte, Sara, ti prego..." e invece proprio stanotte...

sabato 8 febbraio 2014

Sono nata col registro in mano

È proprio vero che, quando si ha la grande fortuna di fare il lavoro che si sogna, ci si trova a fare ciò che i nostri geni ci suggeriscono.



Io, per esempio...

Non potrei mai lavorare con i numeri...
Sono portata per la matematica, mi piace molto, sono una persona estremamente logica e razionale, ma quando mio marito, ragioniere, inizia a parlarmi di conti o valore dei numeri, la mia mente si chiude.
È come se mi trasformassi in Patrick, l'amico di Spongebob... Dopo pochi momenti in cui riesco a seguire il discorso, le parole nella mia mente diventano tanti 'Bla Bla Bla...' e la testa si perde in altri pensieri.
Non è cattiveria o disinteresse, davvero! È che proprio non riesco.

Non potrei mai fare la pubblicitaria...
Non ho ironia, non sono pungente, non ho il dono della sintesi.
Ammiro chi sciorina frasi ad effetto o ha sempre la risposta pronta e adeguata.

Non potrei mai lavorare in un'attività commerciale...
Disordinata cronica, pigra, non più capace di sfoderare il mio miglior sorriso di fronte a chi mi sta antipatico.

Nemmeno prendo in considerazione l'ipotesi "donna di casa"...
In quattro parole, NON FA PER ME!! 
Evito di pubblicare la foto dei miei "hot spot", per dirla nel modo delle FlyLady, e ringrazio di avere un angelo custode che ci pensa al posto mio.

Certo, ci sono professioni che mi piacerebbe fare ma... 

Io sono una maestra! C'è poco da fare.

Sono nata col registro in mano. Il primo l'ho creato quando ho imparato a scrivere, lo usavo per segnare le assenze dei miei peluche alle lezioni che tenevo in salotto con tanto di lavagna e gesso.
Ma, soprattutto, mi rendo conto che questo È il mio lavoro. 
Qualche settimana fa una ragazza, al termine di una supplenza in quinta, ci ha detto, salutandoci: "Questo non è il mio lavoro. Io sono un'educatrice, non so insegnare. Per fortuna la supplenza è finita oggi perché domani avrei dovuto spiegare il congiuntivo e non avrei saputo da che parte cominciare". 
Lei è un'educatrice e, infatti, ha fatto fare ai ragazzi progetti bellissimi. Ma davanti ad una spiegazione era persa.

Io so spiegare... 
Non è presunzione, è una semplice constatazione. I primi tempi, man mano che avevo a che fare con i ragazzi, con le spiegazioni e i compiti, mi rendevo conto che quello che spiegavo veniva capito e appreso. 
"Allora sto facendo la cosa giusta!" mi sono detta dopo un po', nonostante quello che mi diceva chi voleva scoraggiarmi.

Certo, la strada è ancora molto lunga, ma più la percorro e più mi rendo conto che io sono NATA per fare questo lavoro e sono una privilegiata nel poterlo svolgere.

domenica 2 febbraio 2014

Ricordati di essere felice


Stasera mi sono persa nei ricordi e nelle foto di quando è nata la nanapiccola. 

Avevo appena ricevuto in eredità uno smartphone e, da lì in poi, è stato un tripudio di foto pubblicate. 
Rivederle e leggerne i commenti mi ha riportato alla mente quelle sensazioni, come è normale che sia.

Era tutto così difficile, dentro e fuori, ma che bei ricordi. Sembravo serena. 
E poi? 
Cosa è successo?

Pochi minuti dopo, scorrendo facebook, mi sono imbattuta in un link dal titolo significativo...

Ricordarmi di essere felice... 

Ne ho davvero bisogno, soprattutto adesso. 
Ma forse ciò di cui ho ancora più bisogno, è di riuscire a ricordarmi il perché, o il quando, ho smesso di esserlo. Sarebbe bello.

lunedì 20 gennaio 2014

"Van Gogh Alive" la magia dentro una mostra


“Posso dire che questa mostra mi fa schifo?”
Ecco come il Nanogrande ha esordito alla mostra di Van Gogh...
Fino a pochi mesi fa questa domanda mi avrebbe mandata su tutte le furie: come può non piacerti una mostra di Van Gogh? Come può non piacerti una mostra così?!
Oggi, invece, ho fatto un respiro e ho pensato che, in effetti, non c'era motivo per cui gli piacesse per forza e ho deciso di dargli tempo.
Ero seduta per terra con la Nanapiccola in braccio, intimorita dall'ambientazione e dalla musica, mentre il Nanomedio già correva sui teloni stesi sul pavimento su cui scorrevano le immagini.
Dopo pochi minuti la rivelazione: “Ma le immagini sono in 3D!!”, o per lo meno così sembrava, e tanto è bastato per attirare l'attenzione del Nanogrande e appassionarlo.
Le immagini scorrevano e apparivano intorno e addosso a noi, in parte tratte dai quadri, in parte ad essi correlati per molte ragioni.
L'unica che proprio non riusciva ad entrare nella mostra era la Nanapiccola; “Paura” mi diceva intimorita: troppo il buio, troppo forte la musica.
Ma è stata tutta questione di tempo e poi la magia si è compiuta.
Correre su rotaie senza treno

Sdraiarsi in campi di grano

Raccogliere fiori che appaiono e scompaiono in un attimo

Danzare sui rami di un albero

Prendere e scoppiare bolle che scappano via


Perdersi tra le stelle



Stare seduti tra le parole di una lettera o di un cartellone

E poi si è compiuta la magia per me...
Entrare in quella camera blu,

circondata dai girasoli,

immergermi nei boschi...



Ma la magia più grande è stato il saluto della nanetta alla mostra... “Ciao quadri!”

...“Ciao quadri e...GRAZIE!”



"Van Gogh Alive" - Fabbrica del vapore - Milano

martedì 14 gennaio 2014

Quartiere, musei, attività pomeridiane... Discorsi sparsi, o forse no?!

Oggi è giornata di discorsi collegati...
E' iniziata stamattina con una semplice domanda durate un caffè tra mamme.
“Dove abiti?”
“Abito in quel complesso di palazzi che c'è alle spalle del nido”
“Bello! Quel bel giardino condominiale, poi...”

E' proprio vero, dove abito io (il quartiere, come viene chiamato da tutti) c'è un bel giardino condominiale dove, ogni pomeriggio di bel tempo, si ritrovano varie categorie di persone.
C'è la zone delle mamme con bimbi fino ai 5 anni, la zona dei bambini della scuola primaria, la zona dei preadolescenti e degli adolescenti sulle panchine, la zona delle signore anziane che si ritrovano per chiacchierare.
Basta solo scegliere il gruppo che si preferisce avvicinare e sperare di non essere vista come un'infiltrata pronta a carpire chissà quali segreti di stato.

Per i bambini in crescita, in effetti, è davvero l'ideale. Protetto da cancelli chiusi, ampio tanto quanto basta per farli sentire liberi di crescere.
Sarebbe l'ideale soprattutto se... stessimo a casa ogni tanto! Invece, il mio spirito spirito un po' zingaro, mi fa uscire alle 9 della mattina e non rientrare fino alle 8 di sera e, con me, quei tre poverini che mi chiamano mamma.
Già... perchè spesso i bambini sono vittime dei nostri ritmi e dei nostri interessi.

Ed ecco il secondo discorso di oggi...

“I nostri alunni non hanno MAI visto una locomotiva dal vivo”, mi ha detto la mia collega di classe.
Non posso crederci!!! Abitiamo a 10 minuti a piedi dal Museo della scienza e della Tecnologia di Milano, c'è un padiglione dei treni PIENO di locomotive a vapore!

Ma loro non ci sono MAI andati...
Non è un museo a misura di grandi, non è abbastanza interessante. Ai genitori interessano Rodin, Pollock, Warhol, Kandinsky... dopo tutto il Museo della Scienza e della tecnologia c'è sempre, invece quelle mostre durano pochi mesi, bisogna approfittarne! Peccato che, ai nostri figli, Il Bacio di Rodin non interessi più di tanto e nemmeno i quadri di Warhol...
O, ancora peggio, non vengono portati ai musei a misura loro.
"Qual'e l'ultimo museo che avete visitato?"
"Picasso!"
Peccato sia una mostra (ma non importa), ma ci sono andati l'anno scorso con la scuola.

A loro interesserebbero davvero tanto i treni, gli aerei, i dinosauri, le stelle!
Loro hanno voglia di divertirsi, di giocare, di scoprire.

Ed ecco l'ultimo discorso collegato...

Nel pomeriggio, un'amica mi ha mandato il link ad un articolo:

"I bambini non hanno più tempo per giocare... " (cit.) perché, spesso, sono schiacciati dalla quantità di attività extra scolastiche che, altrettanto spesso, non scelgono loro.
Un giorno una bimba mi ha raccontato la sua settimana:
Lunedì danza,
Martedì nuoto,
Mercoledì catechismo, 
giovedì cavallo,
Venerdì nuoto, 
Sabato e domenica sci.
"Che bello, maestra!!"

Ma quanto è davvero bello, per loro? Quanto ne sono, o ne saranno, davvero felici? Quanto, invece, vengono schiacciati dai nostri desideri di adulti? Da tutto quello che NOI vogliamo fare e in cui ce li portiamo dietro senza pensare a cosa desiderino, o di cosa abbiano bisogno, loro?
"Aumenta l'ansia e la depressione nei bambini..." (cit.) anche nei miei (!!!), ma non è colpa o responsabilità loro!

mercoledì 1 gennaio 2014

Ti prego, ti prego, ti prego...

Anno nuovo, tempo di bilanci.

Tanti vorrei... 
Un po' come i "ti prego" di Tiana alla stellina, in "La principessa e il ranocchio" 



Tanti buoni propositi, o forse solo propositi, che però, quest'anno, vorrei riuscire a realizzare.
Un po' di ordine, di serenità, di tranquillità...
Basta musi lunghi, basta arrabbiature inutili, basta attese senza senso... 

Vorrei sorrisi, risate libere, leggerezza; vorrei davvero potermi alzare da questo letto (già, sono ancora a letto ma oggi è il primo dell'anno), tirare su la tapparella e scoprire che tutto è cambiato. Che tutto quello che è stato il 2013 è scomparso. Solo cose nuove, sole, felicità e la leggerezza che tanto desidero da molti mesi.
Anche se, a pensarci bene, l'anno appena finito era il numero 13, cosa ci si poteva aspettare...? 
Se tanto mi da tanto, figuriamoci il 17!!!
Ma per ora non pensiamoci, oggi è solo il 2014. Anzi...

BUON 2014 A TUTTI VOI
...e che sia un anno pieno di tutto ciò che più desideriamo!!